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SETTIMO LIVELLO

GIACOMO BALLA

I PINNACOLI DI AUGUSTUS W. PUGIN

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I disegnatori di Casa Cuseni rendono qui omaggio alle architetture cuspidate di Augustus Welby Pugin. La storia dell’arte deve molto a questo straordinario architetto inglese. Augustus W. Pugin propose un’architettura del tutto nuova, il neogotico, che non era una semplice copia delle chiese e degli edifici gotici del Medioevo ma un tentativo di riprendere il discorso dove il Rinascimento e la Riforma lo avevano interrotto, ispirandosi al Medioevo cattolico. In pittura questa idea si tradusse, nel 1848, nel movimento artistico dei Preraffaelliti, che volevano appunto tornare a prima di Raffaello Sanzio ovvero a prima del Rinascimento. Come Pugin, i Preraffaelliti non intendevano semplicemente copiare il Medioevo, ma riprenderne lo spirito applicando la lezione anche a raffigurazioni della vita contemporanea, alle decorazioni d’interni, alle vetrate, agli arazzi e alle ceramiche. In collegamento e in continuità con i Preraffaelliti, le forme medievali furono riprese, più tardi, da William Morris (1834-1896). Frank Brangwyn, allievo di William Morris, è stato uno dei principali disegnatori di Casa Cuseni, e ha voluto, con queste architetture cuspidate, rendere omaggio al celebre architetto inglese.

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GIACOMO BALLA

Secondo Giacomo Balla i complessi plastici dovevano essere astratti, dinamici, polimaterici, dovevano possedere una forma che, oltre a rappresentare il movimento, doveva anche essere in movimento.
I fiori futuristi e la meridiana di Casa Cuseni rappresentano bene l’ideale scultorio di Giacomo Balla, per polimatericità nell’uso di diversi materiali, astrattismo nelle forme dei fiori e dinamismo nell’acqua che scorga, continuamente, sempre in movimento. 
L’ 11 marzo 1915 è la data della pubblicazione, a Milano, del Manifesto della Ricostruzione Futurista dell’Universo, quattro facciate firmate congiuntamente da Giacomo Balla e da Fortunato Depero. Il Futurismo era attivo ormai da sei anni attraverso la pubblicazione sistematica di manifesti e scritti e, pur ripetendo a piena voce la propria italianità, iniziava ad avere una diffusione internazionale. Nel Manifesto della Ricostruzione Futurista dell’Universo il movimento artistico si avviava verso una seconda fase nella quale l’esigenza di un’arte totale aspirava a influenzare molti aspetti dell’esistenza attraverso una radicale trasformazione dell’ambiente. Giacomo Balla capì che la bidimensionalità della tela, chiamata piano unico, non era sufficiente per dare il volume dinamico della velocità e pensò alla polimatericità per costruire complessi plastici dinamici, in accordo con le intuizioni di Carlo Carrà, di Gino Severini e di Umberto Boccioni, il caposcuola del movimento. Giacomo Balla, come dice il suo biografo Maurizio Fagiolo, “stracarico d’intuizioni, d’ottimismo, di volontà, di fede e di un tantinellino d’ingegno” aveva quanto occorreva per incominciare la nuova arte, iniziando proprio qui, nel giardino di Casa Cuseni, nel 1914, un anno prima della pubblicazione del Manifesto Futurista, a realizzare e trasformare gli elementi dell’universo. “... Poi li combineremo insieme, secondo i capricci della nostra ispirazione, per formare dei complessi plastici che metteremo in moto ...”.

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